Io c’ero. C’ero quando quell’ultima palla, dopo la mezzanotte, si è spenta senza la forza di superare la
retina. Ero lì, quando un sogno
fatto di 15 vittorie consecutive diventava un incubo sportivo in un pomeriggio
caldissimo di inizio Maggio. Non volevo credere a quello che stava accadendo
quando, avanti per 4-2 e 2 set a zero, ha iniziato a consumarsi lentamente la più dolorosa sconfitta dello squadrone
ANCES (Pugliese, Ferreri, Offredi, Leuci, Meduri) con l’epilogo più beffardo
che si potesse attendere: la sconfitta di Francesco sul 4-4. Senza attenuanti, senza alibi. Era
improvvisamente svanito il sogno e, con esso, finiva anche quella squadra.
Saronno, 9 ottobre 2021
Io c’ero. Quasi per scherzo. Forse per un casuale gioco del destino, con Alessandro, Claudio e l’insostituibile Antonio
a farci da supporter, ci siamo ritrovati in un freddo pomeriggio varesino a giocare
una competizione senza aver fatto alcun calcolo. Punto dopo punto e vittoria
dopo vittoria, un grande risultato di squadra ci ha regalato una nuova opportunità. Inattesa e, per questo, ancora più bella e da non sprecare. Senza
saperlo avevamo gettato le basi dell’impresa. Io c’ero e, con me, i nuovi compagni di avventura: nulla sarebbe stato come prima.
Capitolo 1 – Chariots of
Fire
Harold Abrahams e Eric Liddell non sono il frutto della fantasia del
regista Hugh Hudson. Sono esistiti realmente e hanno scritto una pagina di
storia incredibile nelle Olimpiadi di
Atletica del 1924 a Parigi.
Entrambi
vinsero la medaglia d’oro, preparandosi e vivendo quei momenti in modo
completamente diverso: Abrahams –
Ebreo – vedeva nella corsa un riscatto
rispetto alla sua condizione sociale mentre Liddell – fervente cattolico che morirà da missionario in Cina – correva per rendere grazie a Dio e,
secondo la leggenda si rifiutò di prender parte alla gara in cui era favorito
perché prevista di Domenica.
Il Film che
li celebra è un omaggio alla loro storia,
le musiche del compianto Vangelis lo hanno reso immortale ma il vero tema che pervade l’intera trama è
l’amicizia che si instaura tra tutti i componenti della squadra; un qualcosa
che li porterà ad essere invincibili.
Capitolo 2 – La Grande
Paura
27.05.2022 – ore 10:00.
“Ragazzi
ci siamo. METTIAMO PAURA a tutti
questi che ci stanno intorno. Mostriamo loro chi è la squadra che oggi si prenderà tutto. Noi oggi ci
passiamo sopra senza guardarli in faccia, li asfaltiamo, non li facciamo
neppure entrare in campo. Oggi ci PRENDIAMO
TUTTO! Forza ragazzi, FORZAAAAAA!!”
Iniziamo così, abbracciati, in
cerchio, parla il Capitano. Siamo carichi come delle molle anche perché la prima partita sulla
carta è la più difficile. Ci aspettano i Piemontesi
di Moncalieri: giocatori rognosi, perdono tempo già nel riscaldamento, ci
sorridono, fanno finta di sembrare cortesi. Noi gli mandiamo contro Pier e
Francesco, il più forte doppista del circuito e il vecchio leone. Non vogliamo
solo vincere, li vogliamo sbranare.
In effetti è
così, almeno fino al 4-0 nel secondo set quando Francesco si gira verso di noi e ci dice che non sta più in piedi.
Sono attimi di terrore, le urla di incoraggiamento lasciano spazio alle lacrime
di dolore. Il Capitano chiede lo stop per l’intervento del dottore: servono 10 minuti, poi sarebbe
sconfitta nel doppio e anche nel singolare successivo in cui non è possibile
far entrare la riserva.
Per 9 lunghi minuti ripenso a quel 9
Maggio.
Ma oggi è un
altro giorno e il Dottore fa il miracolo; Francesco
rientra in campo e finisce la sua opera d’arte: singolo e doppio (con un monumentale Pier a supporto).
Alessandro passeggia nel suo singolare. 3-0. La prima è andata.
Ci aspettano Umbria e Valle d’Aosta. Decidiamo di tenere Francesco a
riposo per tutto il girone, troppo importante averlo quando il gioco si farà
duro.
Il suo
infortunio, però, ci ha compattato
ancora di più: sappiamo che ci sarà da combattere e siamo pronti. E’ subito
il momento di scendere tutti in campo: entrano
Vince e Claudio ed agli avversari rimangono solo le briciole. Le vinciamo tutte 3-0 e chiudiamo il
girone con un’ora di anticipo sapendo che il pomeriggio sarà molto lungo…
Capitolo 3 – Prendiamoci la
semifinale
27.05.2022 – ore 16:30.
“Adesso
si fa sul serio. Siamo tutti con te
Francesco, ti spingeremo in ogni punto e ti staremo vicini. Adesso inizia
un altro torneo in cui non è concesso sbagliare. Andiamo a prenderci la
semifinale, ANDIAMO RAGAZZI, ANDIAMOOOOO!”
Di nuovo abbracciati in cerchio, i Veneti ci guardano in un misto di
stupore e superiorità: non sanno che noi,
a differenza loro, ci crediamo e anche
tanto.
Il doppio è soffertissimo. Ogni volta che Francesco ha una
smorfia di dolore, ci facciamo male anche noi in panchina. Il Padovano che impugna a penna è un osso
durissimo che mette a dura prova le nostre coronarie fino al 9-9 del quinto
set. In quel momento, da fermo, Francesco
si inventa un Top Incrociato in risposta al servizio e ci manda in
Paradiso.
Alessandro
ha vita semplice contro l’encomiabile Furlan e Francesco, ormai recuperato,
regola la giovane promessa padovana con un perentorio 3-1.
Ci aspettano le Marche e il loro
numero 1 che è anche
quello con la miglior classifica (n. 482).
Capitolo 4 –
Claudiooooooooooooo!!!!
27.05.2022 – ore 19:00.
“Siamo
ad un passo dalla nostra partita. Andiamo a prenderci ciò che ci spetta. E’
vero, sono forti ma noi lo siamo ancora
di più. Lo abbiamo dimostrato per tutto il giorno e lo DIMOSTRIAMO DI NUOVO, QUI, ADESSO! VINCIAMO RAGAZZI, PRENDIAMOCI LA
FINALEEEE!!!!”
Iniziano tutti a pensare che ci sia
qualcosa di magico in quell’abbraccio. I Marchigiani si chiedono perché non ci abbiano pensato
loro a farlo prima di noi; ma ormai è troppo tardi: sanno che sarebbe una copia
ed evitano.
Un doppio incontenibile ci porta
avanti, Pier e
Francesco travolgono gli avversari. Sembra in discesa ma non sarà così.
Precipitiamo con due partite
maledette perse al quinto set in un baratro pongistico dal quale solo una partita epica può tirarci fuori. Sono quasi le 21:00 e il
Capitano si gioca la carta strategica che pensava da giorni: entra Claudio.
-La formula della Coppa Italia è molto
particolare. Scegliere A o X ha un indubbio valore strategico: tutti scelgono
la A se non hanno un terzo singolarista molto forte in quanto quest’ultimo
giocherebbe solo nell’ultima partita mentre la X schiera il suo terzo
singolarista nel quarto incontro con il numero 1 della formazione A -
Però, il terzo singolarista delle Aquile Azzurre si
chiama Claudio Di Carlo e la sua fama, magari tra qualche anno, lo
precederà.
Così, il
numero 1 avversario (Giampaoletti) si
trova davanti il peggiore degli avversari: tecnico, fresco, arrabbiato,
grintoso, pronto a dare tutto per la squadra. Claudio si abbatte
sull’avversario come un uragano nelle
paludi della florida, il suo furore agonistico, unito ad una tecnica sopraffina
crea colpi di infinita bellezza. E’ un TRIONFO.
Siamo 2-2.
GIAMPAOLETTI MICHELE
DI CARLO CLAUDIO
4
11
6
11
14
12
11
3
7
11
2
3
Tocca al nostro numero 1 giocare la sua partita
psicologicamente più difficile contro un avversario tecnicamente modesto
(il loro numero 3) che, però, non ha nulla da perdere. La partita è un calvario
ma nessuno di noi, nemmeno per un attimo, pensa che Ale la possa perdere.
Siamo in finale, ci aspettano i
Toscani, sulla carta i più forti.
Capitolo 5 – La Scelta
Ormai non
guardo più l’orario, il tempo trascorre
ma non ce ne accorgiamo.
“Vince, ascoltami. Fai fare il numero
1 a Claudio, se lo merita. Pensaci.”
Ale mi incalza subito, dopo essersi tolto il peso
dell’ultima drammatica partita, un po’ per esorcizzare e un po’ perché riconosce
i meriti del compagno e sa di poter passare il testimone.
“Non se ne parla Ale, tu ci hai
portato fin qui per un anno intero. Tu fai il numero 1. Preparati”.La
mia risposta è perentoria, sono sicuro di avere il sostegno di Pier e Francesco, comunque vada.
“Ma quindi non mi schieri come numero
1?”
Claudio me lo chiede con la
gentilezza,
l’educazione e l’eleganza che lo contraddistinguono. Dopo una giornata in cui
ha sofferto, gioito e lottato pensa – e
chi non lo farebbe(!) – che sia il riconoscimento più giusto.
E’ forse il momento più emozionante per me.
Gli metto
una mano sulla spalla e lascio parlare il cuore: “No Claudio, il numero 1 è
Ale. Tu lo farai tantissime volte ma non
adesso. Voglio dare fiducia ad Ale,
vedrai che la ripagherà e, molto probabilmente, non dovrai neppure subentrare
come riserva perché finiremo prima”.
Ho fatto fatica a trattenere la mia emozione.
“OK, va bene”, con un sorriso, la sua risposta. Abbassa
lo sguardo come una tigre ferita ma sente di far parte di una squadra, e lo
accetta.
Come si può non schierare in formazione titolare uno che ti ha
fatto vincere la finale regionale e ti ha letteralmente trascinato in finale 10
minuti prima ? Come si fa a spiegare
ad un ventenne che stasera non farà il numero 1 anzi, neppure giocherà se tutto
andrà per il verso giusto ? E Ale, come
sta ? L’ho visto troppo coinvolto
nell’ultima partita, se fosse ancora bloccato
?
E se sbaglio ? E perdiamo nuovamente come 13 anni
fa ?
Ho perso
anche il sorteggio, abbiamo la “A” per la prima volta e Ale dovrà giocare e
vincere due partite, Claudio potrebbe subentrare solo sul 2-2. Che
responsabilità sto chiedendo a entrambi ?
Con queste
domande inizia la mia finale.
Li chiamo
attorno a me, per l’ultima volta. Sono ormai le 22, aspettavo questo momento da
mesi. Mi mostro fermo, sicuro: proprio io non posso essere incerto o titubante.
“I
grandi momenti derivano solo da grandi opportunità. Le grandi opportunità
passano solo da grandi sfide. Questo è quello che ci MERITIAMO, questo è quello che abbiamo GUADAGNATO, questo è quello che CI PRENDEREMO CON TUTTE LE NOSTRE FORZE. L’ULTIMO SFORZO RAGAZZI,
L’ULTIMA BATTAGLIA. ANDIAMOOOOOO, FORZAAAAAAA!”
Inizia così, tutti insieme,
abbracciati ancora una volta.
Capitolo 6 – Il migliore
doppista del circuito
Non avrei
mai ricominciato se Pier non me l’avesse chiesto.
E’ cambiato
tutto dal 2010, nel lavoro, nella vita e nello sport. Quello che non è mai cambiato è l’amicizia: quella vera ha bisogno
di essere innaffiata ogni tanto e torna
rigogliosa come prima.
Saltiamo
ancora insieme dimenticandoci di avere qualche anno in più, urliamo come
fossimo adolescenti e culliamo sogni di
gloria da far impallidire MAMAS’S and the PAPA’S.
E’ da 12h che continua a mettere le palline in
posizioni impensabili, sfida la fisica con i suoi top anni ’80 che creano
energia rinnovabile e fa viaggiare gli avversari da un lato all’altro del
tavolo irridendoli con giochini da oratorio o colpi da maestro.
E’ il miglior doppista di tutti noi e
con lui in campo ci sentiamo ancora più forti. Ha giocato con me, Francesco e Claudio: invincibili.
Eppure, in
finale, in quell’ingranaggio perfetto
entra un granellino di sabbia. Si, è vero, succede anche ai migliori.
Servirà a
rendere più bella la vittoria finale.
ATTUCCI N - NOGA TOMASZ S
LEUCI F - OFFREDI P
11
5
11
9
12
14
11
2
0
0
3
1
Capitolo 7 – Qualcosa in
più degli altri
Prima della
finale dei 400m piani, l’allenatore USA risponde
a John Taylor – uomo di punta della squadra americana – su come battere
Eric Liddell: “Liddell non è un problema.
Oggi ha già disputato due gare, vedrete
che finirà per scoppiare. Dovete tenergli dietro e aspettare. Sono sicuro
che ai 300m renderà l’anima a Dio, ve lo
infilate nel taschino.”
Jackson
Scholz (“palla di cannone”) – uno dei più grandi velocisti americani dell’epoca
– si avvicina a Taylor e controbatte: “Attento a Liddell, ha qualcosa di
personale. Qualcosa da dimostrare.
Qualcosa che il nostro allenatore non
capirebbe in 1000 anni”
Jackson aveva
capito che Eric aveva qualcosa in più
Quando si arriva alla fine, contano i
dettagli. Non è più
sufficiente essere tecnici, alti, veloci, impostati bene. Serve qualcosa in più
che, per ognuno di noi, è diversa.
Francesco deve risalire una montagna contro il
Polacco Noga. E’ sotto 4-1 nel set decisivo e la nostra panchina chiede il
time-out. Mentre cerchiamo di dare qualche consiglio, il tecnico avversario, sperando di intimorirci, si fa volutamente sentire“Ci siamo Tomas, guardalo, è scoppiato,
non si regge in piedi, si trascina. E’
un vecchio. E’ fatta”.
Il tecnico aveva appena commesso il suo errore più
grande: mai sottovalutare il vecchio
leone. Anche lui non aveva capito che Francesco aveva ancora qualcosa, qualcosa da riprendersi dopo 13 anni, aveva un
credito con la sorte, con il fato pongistico, con i compagni e con se stesso.
A modo suo,
soffrendo come la vita gli ha insegnato, vincerà
la partita, ribalterà l’incontro in una mezzanotte più dolce di 13 anni fa e ci
consegnerà il match point prima di crollare, stremato, in panchina.
NOGA TOMASZ STANISLAW
LEUCI FRANCESCO
5
11
11
5
11
8
7
11
12
14
2
3
Capitolo 8 – La Solitudine
dei Numeri 1
Il numero 1 è divisibile per sé
stesso o per zero.
Non ha relazione se non con sé stesso o con il nulla. Quello che c’è tra sé
stessi e il nulla è uno spazio infinitamente piccolo o grande: puoi perderti o ritrovarti.
Il peso di
quelle partite poteva schiacciarlo ma tutti volevamo credere che non sarebbe
successo: dopo un anno passato a vincere
contro avversari mediamente più deboli, Ale ha l’occasione per dimostrare
il suo valore e ritrovarsi dopo una semifinale complicatissima.
Gioca alla
sua maniera, alternando colpi geniali ad altrettanti errori inattesi ma nei
momenti topici è lì, potente ed
emozionante, capace di portare la partita dalla sua parte nonostante rimonte impossibili, compiute e subite.
GORI PAOLO CARLO
GALA ALESSANDRO
12
10
6
11
12
10
9
11
6
11
2
3
ATTUCCI NICCOLO'
GALA ALESSANDRO
12
10
10
12
8
11
11
13
0
0
1
3
L’urlo liberatorio, l’abbraccio dei
compagni, le lacrime di gioia, gli incitamenti dei suoi cari da lontano e da
lassù sono la
medaglia più bella che gli spetta, fatta del metallo più prezioso che esiste.
Siamo i Campioni.
Indimenticabile.
Capitolo 9 – We Are The
Champions
Dedicato alle nostre mogli e
compagne, ai nostri figli e nipoti, ai nostri cari, ai nostri amici, ai nostri
compagni di società, a tutti coloro che non smettevano di incitarci da lontano
quasi fossero con noi.
Più forti delle difficoltà, dei
pronostici, delle rimonte. Più forti di tutto e tutti.
Adesso possiamo riavvolgere il nastro
e rileggere la storia che abbiamo scritto. Solo con lacrime di gioia.