Emozioni
forti.
Sono quelle che regala lo sport: sentimenti veri,
primordiali, inclusivi che possono far pendere l’ago della bilancia verso
una sconfitta o una vittoria, regalare momenti di sconfinata gioia o
tristezza, trasformare in tifosi accaniti anche i più miti e pacati,
sollevare le braccia al cielo per il trionfo o abbassarle in segno di resa.
E’ tutto in quella pallina che
viaggia oltre la rete, metafora della voglia di spingersi in avanti e
superare gli ostacoli, con la giusta forza d’animo per non rimanervi
intrappolati ma senza esagerare evitando così di perdersi.
La vittoria di Saronno – ormai una seconda casa per le
Aquile – è la sintesi perfetta di una stagione vissuta al limite: la
lotta fino all’ultima giornata con la Bremese per la vittoria nel girone, il
tabellone durissimo per arrivare in semifinale, i 4 match point non sfruttati
in semifinale ed il destino che rimette come ultimo avversario proprio la
Bremese battuta al culmine di una battaglia di nervi: ultimo punto,
ultimo set, ultima partita.
Questa è la cronaca della tempesta perfetta, di un’altra impresa
fantastica.
Capitolo
1 – Ottavi di Finale
Il sorteggio non è stato benevolo. Monza è tra le
2 squadre che avremmo fatto volentieri a meno di incontrare. Una squadra qualificatasi
nel girone più difficile a spese di squadroni come Vigevano e Varese. La
parola d’ordine è una sola: compatti.
Mr. Offredi e Hammer, a
lavoro da settimane, decidono di rischiare con la strategia che si rivelerà
vincente per l’intera giornata: doppio (quasi inedito) Gomez/Gala,
fiducia all’airone romano che gioca da numero 1, Leuci in campo per
trovare una zampata nel primo o secondo incontro e Big Jordi che gioca
subito dopo il doppio per allungare sul 2-0.
Monza è forte:
Ciceri, Gialnisio e Coslovich sono giocatori bravi ed esperti ma hanno qualcosa
in meno degli Alfieri azzurri. Il doppio rompe gli equilibri, Gomez detta
legge e batte senza problemi Ciceri, Air-on man inizia a brillare di luce
propria e si va sul 3-0. Coslovich prova a riportare in partita i monzesi
ma il gladiatore romano inizia l’ascesa verso lo zenith pongistico e la
chiude in modo autoritario su Ciceri. In palestra qualcuno si accorge delle
Aquile mentre Saronno vince bene con Abbadia e Milano regola senza patemi
Olimpia A. Nella parte bassa del tabellone la Bremese supera Varese, Gazzaniga
vince alla bella con la Morelli e MTT fatica da matti contro la forte Olimpia B
dello straniero Heinle, altra “finale” anticipata.
Capitolo
2 – Quarti di Finale
Milano. Squadra temibile.
Gargantini e Lu sono veloci e forti, Pelizzola ha vinto più di tutti
quelli presenti in palestra, volevamo evitarli; non si può.
Noi stiamo bene, sappiamo che se vinciamo arriviamo
fino in fondo, decidiamo solo di cambiare Leuci con Gala per dare
respiro al “vecio” e rimettere in palla Ale prima della semifinale.
Il doppio non tradisce
ancora una volta, sembra che si conoscano a memoria. Gomez, fenomeno incontenibile,
alza il livello di un paio di categorie ed abbatte Gargantini, Marcolini è
concentrato con Pelizza ed è di nuovo 3-0. Lu riapre i conti con Gala (che
intanto prende ossigeno e minuti) ma il palcoscenico è nuovamente del
bell’Andrea che, in giornata di grazia, stravolge i pronostici e la spunta
su Gargantini. Siamo nelle prime 4, serve solo un’altra vittoria.
Affronteremo Marco Polo che batte Saronno
dopo una sfida infinita mentre nella parte bassa la semifinale sarà tra MTT che
batte Gazzaniga non senza patemi e la Bremese che, a sorpresa, supera il forte
Gallarate di Fedeli e Saporiti
Capitolo
3 – Semifinale
Ancora loro. Lo sapevamo. Ne
abbiamo già giocata un’altra di semifinale con i bianco-azzurri, e l’abbiamo
persa. Ma oggi non andrà così, è la giornata giusta. Siamo
abbracciati in cerchio, possiamo farcela.
Il doppio ci regala un punto eccezionale, i
nostri sembrano imbattibili. Gomez non batte Bruni: la velocità del
bravo bresciano ha la meglio sulle diagonali del talentuoso svizzero che inizia
a mostrare qualche segno di stanchezza. Purtroppo, anche l’airone si appanna
e lascia il passo alla talentuosa Filippi. Per la prima volta nella giornata,
siamo sotto 2-1.
Tocca a Frà Leuci,
uno che se gli chiedi di andare sulla luna si mette la tuta spaziale e se tre
secondi dopo gli proponi di arare un campo, toglie la tua e sale su un
trattore. In entrambi i casi, gli riesce bene.
Eppure, è sotto 2-0;
anzi, l’ottimo Aparo ha anche un paio di match-point.
No, non la vuole perdere. Si
capisce perché ha iniziato a mettere dentro ogni palla, risale, risale,
risale…è troppo anche per il giovane talento di Marco Polo: Francesco la
ribalta contro ogni pronostico, siamo 2-2!
L’airone ha il secondo (e ultimo) momento
buio
della giornata; combatte, ci prova, simula di arrendersi e poi risorge ma Bruni
è inarrestabile. Ci pensa il redivivo Jordi a ristabilire gli
equilibri contro Aparo: siamo 3-3. Tocca a Francesco contro la forte Filippi.
Fuori, ormai, è buio.
E’ una battaglia (sportivamente) feroce sin dai
primi punti. Il campo da gioco è praticamente una corrida, il tifo
(molto sportivo) chiassoso da ambo le parti. Entrambi mettono in campo tutto
quello che hanno: grinta, anima, passione, forza, velocità, esperienza.
E’ una partita per cuori forti in cui i capovolgimenti di risultato sono
continui. Frà va sotto 1-0, rimonta con autorità e si porta sul 2-1 con 3-0 a
favore, sembra fatta ma l’avversaria risorge e porta a casa il 4° set. Si va
alla bella, nessuno guarda più l’orologio, punto su punto, allungo
di Francesco sul 9-7, Giorgia lo riprende, 10-9 per Marco Polo, 10-10, match
point sprecati ed annullati da ambo le parti.
Poi arriva l’ultimo, ed è di Marco Polo che festeggia.
Non doveva finire così:
stanchi, acciaccati, delusi, in testa solo l’occasione sprecata. Hammer fa la
spola tra i compagni provando a tirar su il morale. E’ difficile. Molto.
Adesso ancora la Bremese, altre due ore di partita, un’altra
battaglia.
Capitolo
4 – Finale ¾ posto
Dobbiamo resettare, ne
siamo tutti convinti ma è difficile metterlo in pratica.
Perdiamo il doppio, perdiamo due singoli
(Jordi vs Botta e Leuci vs Cerutti); serve un esempio, deve succedere
qualcosa per trasformare anima e cuore e ridare energia.
Tocca all’airone, è il suo giorno:
risorge dalla difficile semifinale e batte sia Merlo che Botta. Risultato
strepitoso, gli equilibri sono stravolti, come lui che crolla in panchina
per la fatica.
Jordi raschia le ultime energie
dal barile, è infinito, straziante nello sforzo, tenace nell’inseguire la
vittoria e regalare l’ultima speranza ed infligge un 3-0 ad un Cerutti che
non si regge in piedi per la fatica. Siamo di nuovo alla bella, poteva solo
finire così.
Capitolo
5 – Epilogo
“Me la sento. Gioco io”. Se
un amico ti chiede di farlo, lo fai nel migliore dei modi. E’ una regola
della strada che non c’è bisogno di insegnare, non è scritto sui libri, non
si studia a scuola, lo si fa e basta.
Ale è conscio che i compagni hanno dato tutto,
dentro e fuori dal campo. Non solo nella lunga giornata di Saronno ma durante
tutto l’anno. In un attimo gli passano davanti gli ultimi mesi: vittorie e
sconfitte, frizioni ed accelerate. Lo sa di essere l’uomo dell’ultima
partita, esattamente come nel 2022.
Non è così semplice. Di
fronte ha un avversario che non molla mai. Ha già perso in campionato dando
inizio alla lunga rincorsa che ha portato al PalaExbo di Saronno a giocarsi
tutto. Ancora contro di lui perché il Dio del Ping Pong vuole questo: un
eterno Karma.
Sono le 23 di sera di una giornata infinita.
Anche la partita è infinita:
0-1 (male), 2-1 (molto bene), 2-2…di nuovo
Punto su punto nell’ultimo set,
poi allungo decisivo: 7-4. E’ fatta.
No, il coriaceo Bremese risale:
7-5, 7-6. Chiamiamo time out. Si ricomincia: spigolo, 7-7, 7-8, è finita.
No, non è finita: 8-8, 9-8, 9-9, 9-10. Non
ci sono più schemi, le palline superano la rete in barba a qualunque legge
fisica. Fino al match point Bremese.
Adesso è solo follia pongistica:
servizio lungo a scorrere sul dritto che l’avversario manda fuori. Quel colpo è
dentro 9 volte su 10 in una situazione normale. Ma di normalità non c’è più
nulla. Tutto in una frazione di secondo: impossibile da descrivere.
11-10. E’ il nostro match point, come a
Riccione, sempre ai vantaggi.
L’ultimo punto non lo ricordo.
Ho in mente il fotogramma di 6 uomini, 3 generazioni a
confronto, eterni bambini, abbracciati
dentro il campo.
Ho visto lacrime di gioia.
Ho visto una squadra nascere, crescere e vincere, lo
abbiamo fatto insieme.
GRAZIE RAGAZZI!
vince