07/02/2012

Aquile Rosa a Calusco
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Dopo l'esperienza di Asola le Aquile Rosa hanno partecipato al completo anche al torneo regionale di Calusco, riservato alle atlete di 3a e 4a categoria.
Nel doppio misto la presenza di 4 coppie targate "Aquile" ha inevitabilmente aumentato la percentuale di possibilità di scontri fratricidi e infatti la sorte ha messo contro la nostra Elisabetta Fernando (che ormai fa coppia fissa con Simone Giuliani della Sandonatese) e Leilei Liu (accoppiata a coach Offredi, del TT Florens Vigevano). Come spesso succede l'incontro si è concluso al 5° set, che l'abile regia di Offredi aveva costruito in modo da arrivare con gli ultimi punti, dopo il cambio campo, da giocare sulla vittima predestinata (l'allieva Elisabetta, a cui non ha ancora spiegato alcuni servizi particolarmente velenosi...). Il set si stava avviando sui binari previsti, ma inopinatamente Elisabetta, dopo aver sbagliato tutte le risposte nei set precedenti, rispondeva in campo un servizio di Offredi, mentre Leilei, sorpresa per l'inatteso evento, rimandava la palla esattamente nel punto in cui le era stato espressamente e ripetutamente vietato (il rovescio di Giuliani), che gradiva il gentile regalo e ricambiava con una sabongia a 200 chilometri orari, staccando un puntino dalla gomma di Offredi che aveva osato opporre la sua racchetta all'ira del "Mastro Lindo" della Sandonatese.
Ancora scioccata dal trauma appena subito, la coppia Offredi-Liu arrivava al baratro del 10-8, però col servizio a favore di Offredi, che durante il viaggio di trasferimento da Milano a Calusco aveva spiegato lungamente ed anche efficacemente, visto che le ragazze erano giunte a Calusco addormentate, alcuni metodi di rilassamento per evitare di incappare in errori nei momenti cruciali di una partita.
Il metodo (lo diciamo ad uso e consumo dei lettori) si basa sull'immaginazione di un tranquillo lago, leggermente increspato dal vento, nelle cui tiepide acque bisogna immergersi, scendendo sempre più in profondità; per rilassarsi completamente si possono soffiare bolle d'aria (le proprie preoccupazioni) verso la superficie dell'acqua, ritrovando così piena armonia tra mente e corpo.
Per dimostrare l'efficacia del metodo, Offredi lo metteva in pratica proprio nel momento topico della partita e, dopo aver espirato le proprie preoccupazioni creando bolle stupende che risalivano verso la superficie del lago, effettuava in piena serenità un armonioso servizio che si infilava dolcemente sotto il tavolo, suscitando così, in un colpo solo, l'ilarità degli spettatori e la gioia degli avversari. Il coach aveva così modo di mettere in pratica anche un altro insegnamento recentemente appreso dal "Manuale di psicologia dello sport" e che descriveremo in un breve racconto.
C’era una volta un uomo che non aveva niente e viveva in una piccola casa di campagna. Magrissimo, non aveva nemmeno da mangiare: l’unica cosa che aveva era uno stupendo cavallo bianco che trattava con tanto amore e che vedeva quasi come un figlio. Tutta la gente del suo paese lo derideva e nessuno capiva il perché, nonostante non avesse nulla, non vendesse il suo cavallo bianco per mangiare e sfamare se stesso e i suoi figli. Lui, quando qualcuno gli domandava il perché della sua scelta, rispondeva sistematicamente: “non so se sia un bene o no, ma l’unica cosa certa è che io ho il mio cavallo bianco”. Dopo poco tempo il cavallo scappa. L’uomo, dispiaciuto, viene deriso da tutto il villaggio che lo sbeffeggia ricordandogli la fortuna che si è lasciato scappare. Dieci giorni dopo, il cavallo ritorna accompagnato da cinque splendidi esemplari di puledre e il contadino commenta il rientro dicendo: “non so se sia un bene o no, ma l’unica cosa certa è che io ho un cavallo e cinque puledre.” Il figlio del contadino, entusiasta dei nuovi cavalli arrivati decide di montarne uno per valutarne la qualità e durante la prova si rompe la gamba irrimediabilmente e anche in questa occasione il contadino afferma: “non so se sia un bene o no, ma l’unica cosa certa è che io ho un figlio con la gamba rotta”. Due mesi dopo, scoppia una grande guerra nel paese e il governo recluta tutti i giovani dai 20 ai 30 anni nell’esercito e il figlio del contadino non è ovviamente convocato. Anche in questo caso il contadino disse: “non so se sia un bene o no, ma l’unica cosa certa è che io ho un figlio vivo".
Memore dell'insegnamento, anche Offredi ha dichiarato: “non so se sia un bene o no, ma l’unica cosa certa è che abbiamo perso la partita”.
Anche l'allieva e compagna di doppio Leilei, dimostrava di aver compreso il grande insegnamento del maestro e dichiarava: “non so se sia un bene o no, ma l’unica cosa certa è che ha sbagliato il mio compagno e io lo sapevo, perchè io so sempre tutto”.
L'allieva e avversaria Elisabetta, non si mostrava da meno e dichiarava: “non so se sia un bene o no, ma l’unica cosa certa è che ho gufato con tutte le mie forze”.
Infine l'allieva e tifosa Cinzia, che segue sempre con affetto le partite del suo allenatore, dichiarava: “non so se sia un bene o no, ma l’unica cosa certa è che il mio allenatore non capisce un tubo e io lo sgrido sempre perchè non butta dentro una palla, per cui la prossima volta che sbaglia lo meno”.

Dopo un inizio così metafisico, le altre partite della giornata si sono inevitabilmente svolte all'insegna della pace e dell'armonia. Fernando-Giuliani hanno perso serenamente in semifinale contro i vincitore del torneo, Bonazzi-Scarpellini, mentre la coppia Gorla-Laiacona veniva tranquillamente eliminata da Medolago e socia; infine i pacifici fratelli Pezzini, perdevano contro gli altri finalisti, Noseda-Nevola.

Nel doppio maschile la coppia Pezzini-Offredi ha portato al quinto set la coppia testa di serie n° 2, Bonazzi-Nevola, dimostrando di aver un futuro pacato.

Nel singolo quarta solo Leilei e Paola Pezzini passavano il girone, perdendo quietamente al primo turno successivo.

Nel singolo terza nessuna delle ragazze superava il girone, affrontando le sconfitte con estrema compostezza e distensione (Leilei addirittura si addormentava sul tavolo, mentre nel sonno contava le palline che passavano intorno a lei belando...).
L'unica pecora nera (in tutti i sensi...) era Elisabetta, che riusciva ad abbattere un'avversaria con una schiacciata perforante, anche se poi chiedeva scusa con gentile compostezza (mentre dentro di sè godeva per aver azzoppato l'ennesima avversaria...)