Dalle
stelle alle stalle. Così si può riassumere la differenza di organizzazione tra
il torneo di Senigallia e il provinciale Fitet di Milano. Procediamo con ordine.
Ingresso nella palestra di via Mecenate alle 8.30 per il consueto riscaldamento
e stop alle 9.00 in punto per l'inizio delle ostilità. Fin qui tutto bene. La
tabella di marcia è rispettata, purtroppo sarà la prima e unica volta
nell'intera disastrosa giornata. L'incubo inizia con l'esposizione dei tabelloni
dei gironi: vado alla ricerca del mio nome e a sorpresa vedo che il mio girone
inizierà alle 12.00 !!! non male come inizio. Bello fradicio mi metto a fare
indegnamente da coach ai numerosi aquilotti impegnati. Fortunatamente lo
spettacolo è piacevole e il tempo scorre piuttosto velocemente. Mi porto nella
palestrina, anzi nella serra visto il grado di umidità, al piano superiore e
assisto al singolo di Dossena che strapazza nei primi 2 set il proprio
avversario (oltre 3000 punti) e poi inopinatamente cede gli altri 3.
Successivamente guardo l'incontro di Enrico, come sempre una bella battaglia in
cui l'aquilotto alterna giocate da 1a categoria a veri e propri giri a vuoto che
inevitabilmente compromettono l'esito finale. A questo punto scendo nel
palazzetto dove una volta c'era il campo di calcetto e assisto alle belle
vittorie del super autocritico ed eterno insoddisfatto Gianfi, alla buone prove
di Palazzi (con il ginocchio in ordine sarebbe stata un'altra storia), Baraggia
e Marin. Mi godo anche alcuni turni del doppio assoluto e finalmente riesco a
vedere Offredi e soprattutto Capelletti impegnati in match seri. Un vero
godimento poter commentare a bassa voce con Matteo gli errori - pochi per la
verità - di Carlo. La qualità degli scambi è notevole e sale costantemente di
livello mano a mano che la coppia si avvicina alla finale, che purtroppo non
riesco a vedere completamente perchè finalmente mi vengono a cercare: è il mio
turno. Da segnalare la mancanza del microfono che obbliga gli organizzatori a
una vera e propria caccia all'uomo per scovare gli atleti impegnati nei turni.
Una situazione abbastanza comica, soprattutto se si tiene presente che siamo
nella sede milanese della Fitet e che si sta svolgendo un torneo provinciale.
Neanche nei tornei di ping pong organizzati nei club vacanze manca il microfono
! vogliamo spendere 2 parole anche sul palazzetto ? se la palestra del piano
superiore è una serra il palazzetto sembra un cantiere dismesso. Dei teloni
inzuppati d'acqua circondano i campi di gioco e una curiosa cornice appiccicosa
delimita le transenne esterne. Le macchie d'umidità non si contano e la presenza
delle porte di calcetto buttate in un angolo appare fuori luogo. Torniamo al
singolo di 5a. Passo il girone non senza faticare perchè un certo Austria (un
ragazzino con pochi punti ma molto bravo) capisce perfettamente i miei servizi e
con il rovescio sembra Enrico dopato: incontenibile e infallibile. Finito il
girone faccio lo spettatore per qualche ora e vengo risvegliato dei detective
del torneo per il primo turno, lo passo e torno in panchina per almeno un'altra
oretta. Vengo nuovamente risvegliato e spedito nella serra, dove si svolgerà il
resto del mio torneo. E' già pomeriggio inoltrato e sono digiuno (anzi
parzialmente grazie ai biscotti di Nadia) e sfinito dalla interminabile attesa.
In rapida successione affronto un puntinaro con una 979 targata Saturno. E' dai
tempi delle vetrificate che non vedevo fluttuare così la pallina ! un vero
incubo da cui esco affidandomi esclusivamente all'antitop. Sono 5 set durissimi
in cui annullo un numero interminabile di match point e ne spreco qualcuno a mio
favore. Fortunatamente l'ultima spinta di puntinata del mio avversario va fuori
di mezzo metro e io passo il turno. Passo immediatamente ad incontrare il
giocatore che ha eliminato Ponzio, che mi arbitra. Altra battaglia. Dopo aver
vinto i primi 2 set, perdo i 2 successivi. Anche qui si va al quinto. Da
segnalare che nel frattempo è già terminata la prima semifinale e il mio futuro
e giovanissimo avversario della finale si può godere bello tranquillo i miei
incontri. Fortunatamente nel quinto set parto bene, metto in pratica anche i
suggerimenti di Alberto e porto a casa il match. In semifinale incontro il tizio
che ha strapazzato Enrico (almeno credo). Vinco i primi 2 set, perdo il terzo e
poi mi aggiudico il quarto. Nessuna sosta si gioca subito la finale. Non si vede
l'ombra di un arbitro federale, ad arbitrare la finale sarà un giocatore uscito
nei turni precedenti. Peccato perchè almeno nella finale si potrebbe cercare di
dare un tono di uffcialità all'incontro. I primi 2 set li perdo abbastanza
rapidamente. Il mio avversario gioca bene ma io sono troppo passivo. Nel terzo
metto in pratica i consigli di Carlo e attingendo alle ultime energie a
disposizione riesco ad avere la meglio. Il quarto set è una vera battaglia punto
a punto in cui riesco a portarmi in vantaggio ma poi commetto una serie di
errori e vado sotto 10 a 9. A questo punto azzecco un buon top di dritto
apparentemente imprendibile su cui però il mio avversario di spalle ci arriva.
La palla compie una parabola interminabile, tocca il tavolo e io invece di
girarmi sul dritto uso l'antitop. La pallina si ferma sulla rete: 11-9, finale
persa.
Non è ancora finita: ricevo una coppa senza la targhetta, al suo posto una scritta, mezza sbavata, col pennarello verde.
Trebbiatrice