02/05/2013

Provinciale di Milano 5a cat: l'esperienza di un finalista
ci sono 1 commenti (leggi) ci sono state 650 letture

Dalle stelle alle stalle. Così si può riassumere la differenza di organizzazione tra il torneo di Senigallia e il provinciale Fitet di Milano. Procediamo con ordine. Ingresso nella  palestra di via Mecenate alle 8.30 per il consueto riscaldamento e stop alle 9.00 in punto per l'inizio delle ostilità. Fin qui tutto bene. La tabella di marcia è rispettata, purtroppo sarà la prima e unica volta nell'intera disastrosa giornata. L'incubo inizia con l'esposizione dei tabelloni dei gironi: vado alla ricerca del mio nome e a sorpresa vedo che il mio girone inizierà alle 12.00 !!! non male come inizio. Bello fradicio mi metto a fare indegnamente da coach ai numerosi aquilotti impegnati. Fortunatamente lo spettacolo è piacevole e il tempo scorre piuttosto velocemente. Mi porto nella palestrina, anzi nella serra visto il grado di umidità, al piano superiore e assisto al singolo di Dossena che strapazza nei primi 2 set il proprio avversario (oltre 3000 punti) e poi inopinatamente cede gli altri 3. Successivamente guardo l'incontro di Enrico, come sempre una bella battaglia in cui l'aquilotto alterna giocate da 1a categoria a veri e propri giri a vuoto che inevitabilmente compromettono l'esito finale. A questo punto scendo nel palazzetto dove una volta c'era il campo di calcetto e assisto alle belle vittorie del super autocritico ed eterno insoddisfatto Gianfi, alla buone prove di Palazzi (con il ginocchio in ordine sarebbe stata un'altra storia), Baraggia e Marin. Mi godo anche alcuni turni del doppio assoluto e finalmente riesco a vedere Offredi e soprattutto Capelletti impegnati in match seri. Un vero godimento poter commentare a bassa voce con Matteo gli errori - pochi per la verità - di Carlo. La qualità degli scambi è notevole e sale costantemente di livello mano a mano che la coppia si avvicina alla finale, che purtroppo non riesco a vedere completamente perchè finalmente mi vengono a cercare: è il mio turno. Da segnalare la mancanza del microfono che obbliga gli organizzatori a una vera e propria caccia all'uomo per scovare gli atleti impegnati nei turni. Una situazione abbastanza comica, soprattutto se si tiene presente che siamo nella sede milanese della Fitet e che si sta svolgendo un torneo provinciale. Neanche nei tornei di ping pong organizzati nei club vacanze manca il microfono ! vogliamo spendere 2 parole anche sul palazzetto ? se la palestra del piano superiore è una serra il palazzetto sembra un cantiere dismesso. Dei teloni inzuppati d'acqua circondano i campi di gioco e una curiosa cornice appiccicosa delimita le transenne esterne. Le macchie d'umidità non si contano e la presenza delle porte di calcetto buttate in un angolo appare fuori luogo. Torniamo al singolo di 5a. Passo il girone non senza faticare perchè un certo Austria (un ragazzino con pochi punti ma molto bravo) capisce perfettamente i miei servizi e con il rovescio sembra Enrico dopato: incontenibile e infallibile. Finito il girone faccio lo spettatore per qualche ora e vengo risvegliato dei detective del torneo per il primo turno, lo passo e torno in panchina per almeno un'altra oretta. Vengo nuovamente risvegliato e spedito nella serra, dove si svolgerà il resto del mio torneo. E' già pomeriggio inoltrato e sono digiuno (anzi parzialmente grazie ai biscotti di Nadia) e sfinito dalla interminabile attesa. In rapida successione affronto un puntinaro con una 979 targata Saturno. E' dai tempi delle vetrificate che non vedevo fluttuare così la pallina ! un vero incubo da cui esco affidandomi esclusivamente all'antitop. Sono 5 set durissimi in cui annullo un numero interminabile di match point e ne spreco qualcuno a mio favore. Fortunatamente l'ultima spinta di puntinata del mio avversario va fuori di mezzo metro e io passo il turno. Passo immediatamente ad incontrare il giocatore che ha eliminato Ponzio, che mi arbitra. Altra battaglia. Dopo aver vinto i primi 2 set, perdo i 2 successivi. Anche qui si va al quinto. Da segnalare che nel frattempo è già terminata la prima semifinale e il mio futuro e giovanissimo avversario della finale si può godere bello tranquillo i miei incontri. Fortunatamente nel quinto set parto bene, metto in pratica anche i suggerimenti di Alberto e porto a casa il match. In semifinale incontro il tizio che ha strapazzato Enrico (almeno credo). Vinco i primi 2 set, perdo il terzo e poi mi aggiudico il quarto. Nessuna sosta si gioca subito la finale. Non si vede l'ombra di un arbitro federale, ad arbitrare la finale sarà un giocatore uscito nei turni precedenti. Peccato perchè almeno nella finale si potrebbe cercare di dare un tono di uffcialità all'incontro. I primi 2 set li perdo abbastanza rapidamente. Il mio avversario gioca bene ma io sono troppo passivo. Nel terzo metto in pratica i consigli di Carlo e attingendo alle ultime energie a disposizione riesco ad avere la meglio. Il quarto set è una vera battaglia punto a punto in cui riesco a portarmi in vantaggio ma poi commetto una serie di errori e vado sotto 10 a 9. A questo punto azzecco un buon top di dritto apparentemente imprendibile su cui però il mio avversario di spalle ci arriva. La palla compie una parabola interminabile, tocca il tavolo e io invece di girarmi sul dritto uso l'antitop. La pallina si ferma sulla rete: 11-9, finale persa.

Non è ancora finita: ricevo una coppa senza la targhetta, al suo posto una scritta, mezza sbavata, col pennarello verde.

 

Trebbiatrice